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Beni identitari e industria della cultura in Sardegna: un potenziale da valorizzare
- 07 Settembre 2014
- Ignazio Ganga*
Una nuova stagione di sviluppo per l'Isola dovrà fondarsi anche sull'industria della cultura, facendo diventare la nostra identità uno degli asset su cui costruire il rilancio della crescita regionale e della nostra economia. Un orientamento utile a contribuire a contrastare la dilagante disoccupazione, anche intellettuale, dell'Isola. Secondo la Cisl sarda, infatti, sono maturi i tempi per elaborare un progetto che insista sulla valorizzazione dei beni culturali attraverso la costituzione di un grande distret-to storico/identitario regionale i cui tratti distintivi rappresenterebbero un volano economico utile a valorizzare anche l'enorme patrimonio di produzioni di qualità che solo un'offerta culturale adeguata potrà aiutare a collocare su uno scenario economico sovra regionale. Un sistema che colleghi attraverso un circolo virtuoso archeologia, musei, arte, letteratura, folclore, religiosità popolare, enogastronomia ed economia tradizionale.
I dati più recenti, provenienti dal sistema camerale, disegnano una Regione che non valorizza completamente i suoi beni più preziosi e questo lo dimostra la difficoltà dell'Iso-la nell'attrarre una quota adeguata di fruitori sui giacimenti della Sarditá. Un recente rapporto Unioncamere attesta che la cultura rende al Paese 80 miliardi di euro all'anno, pari al 5,7% della ricchezza complessiva. Nella nostra Regione nel 2013 il valore aggiunto del sistema culturale è stato di 1.061,9 Mil/€, pari all'1,4% della ricchezza totale prodotta dal settore in Italia e al 3,7% del totale del valore aggiunto prodotto in Sardegna dalle aziende private.
Seguendo le informazioni rese disponibili dai Registri delle Imprese, nel 2013 sono 443.458 le aziende italiane impegnate nel sistema produttivo culturale, il 7,3% delle imprese complessivamente registrate nei registri camerali. In Sardegna le stesse sono 10.349 pari al 2,3% del totale del complesso delle imprese.
Sono numeri che per il secondo anno di seguito rileviamo dal rapporto della "Fonda-zione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura – 2014" (il rapporto analizza tutta la filiera culturale compreso il sistema dello spettacolo, dell'editoria etc.).
Il settore culturale italiano occupa, a livello aziendale, 1,3 milioni di persone, pari al 5,8% del totale degli occupati in Italia: 1,5 milioni - il 6,2%, del totale degli occupati - includendo il sistema pubblico e no profit. Un comparto che nella nostra Regione, nel suo complesso (fra pubblico e privato), impegna l'1,9% del totale nazionale degli occupati del settore cultura e il 4,4% del totale degli occupati sardi.
Con adeguati investimenti nel settore potrebbe aumentare significativamente in Sarde-gna e in Italia, perchè produrre cultura, conservare e valorizzare il patrimonio dell'identità contribuisce a creare e sedimentare posti di lavoro "produttivi" impiegando diversi livelli di professionalità.
Nella nostra isola solamente il comparto pubblico dà lavoro a 630 operatori. Ma c'è bi-sogno di non meno di altri 200 innesti (peraltro previsti nelle piante organiche del dipartimento dei beni culturali). Nell'isola operano un migliaio di lavoratori del sistema dei beni culturali non statali organizzati in forme e modi differenti alla ricerca di una stabilizzazione lavorativa adeguata. Almeno l'80% di loro è, infatti, impiegata con forme contrattuali a termine.
Fra l'altro, i dati 2013 attestano che in Sardegna molte delle imprese del settore culturale sono femminili. Il rapporto conferma, altresì, che nonostante la crisi, l'export della cultura italiana è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 miliar-di nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Un dato che deve far riflettere in termini progettuali la nostra Giunta regionale. L'export culturale sardo ci colloca agli ultimi posti su base nazionale con una percentuale dello 0,2% e che conferma l'idea della Cisl sarda sul fatto che nel futuro si dovrà lavorare di più sulla specializzazione dell'Isola potenziando la nostra capacità di competere sui mercati esteri.
Segnali che ci dovrebbero far riflettere su una maggiore valorizzazione dei nostri beni culturali e sulla filiera produttiva ad essi collegata, anche in ordine ad un momento straordinario per l'Isola che è quello dell'esposizione al pubblico dei "Giganti di monti Prama" su cui, è parere della Cisl sarda, si dovrà insistere maggiormente con un battage pubblicitario che superi i confini nazionali.
Uno degli aspetti più interessanti dello studio citato è relativo al fatto che viene dimostrato che i fruitori del turismo culturale sono fra i più disponibili a spendere. Su 73 Mld/€ generati dagli spostamenti turistici nel 2013, la spesa per il turismo della cultura è stata pari a un terzo dell'intero importo del sistema nazionale, cioè 26,7 Mld/€. Nella nostra Regione il sistema culturale registra nel 2013 una spesa turistico/culturale di 579 Mil/€ pari al il 2,2% del dato nazionale e corrispondente al 22,7 % dell'intera spesa turi-stica sarda. Un dato da non sottovalutare su cui far leva nel prossimo futuro.
Rispetto ai territori sardi, lo studio "Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura – 2014" fotografa l'incidenza sul valore aggiunto del sistema produttivo culturale rispetto al totale dell'economia. Medio Campidano e provincia di Oristano in testa con una percentuale del 5,5%: una percentuale addirittura superiore alla media delle provin-ce italiane ferma al 5,4%. Seguono i territori di Nuoro e Ogliastra con il 4,2%, Carbo-nia-Iglesias con il 3,9%, Cagliari con il 3,8%, Sassari e Olbia-Tempio con il 2,7%.
Nella classifica per incidenza dell'occupazione del sistema produttivo culturale il territorio con più occupati nel settore della cultura è Oristano al 39° posto su base nazionale con una percentuale del 5,4% rispetto alla media italiana pari al 5,8. Seguono Ogliastra al 47° posto con il 5,1%, Nuoro al 60° con il 4,9%, Medio Campidano al 67° con il 4,7%, Cagliari al 70° posto con il 4,6%, Carbonia-Iglesias all'88° posto con il 4,1%, quindi Olbia-Tempio e Sassari con il 3,9 e 3,6%.
Quanto all'incidenza delle imprese del Sistema Produttivo Culturale sul totale dell'economia, la prima delle province sarde è Cagliari al 16° posto con una percentuale dell'8,1% (la media italiana è del 7,3%). A seguire Ogliastra al 70° posto con il 5,9%, Sassari al 72° con 5,8%, Nuoro al 90° con il 5,3%, Carbonia-Iglesias al 91° con il 5,2%. Olbia-Tempio è al 97° con il 5,0%, Oristano al 98° con una percentuale del 5,0% men-tre il Medio Campidano registra un' incidenza del 4,4%.
Sono dati che pur nella loro limitatezza dimostrano le grandi opportunità di sviluppo nella nostra Regione considerando anche che le risorse comunitarie per il settennio 2014/2020 destinano sul fronte della produzione culturale condizioni di favore.
La propensione culturale della Sardegna, allora, obbliga la Giunta regionale a una decisa azione strategica considerati, altresì i 1.054 siti culturali censiti, 128 dei quali sotto la cura Stato e i restanti 926 in carico agli Enti locali (nel loro complesso 324 Musei fra regionali e comunali e 25 aree archeologiche).
* Segretario regionale Cisl Sardegna