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Presentazione del Libro “Pianificare la modernizzazione. Istituzioni e classe politica in Sardegna (1959-1969)”, di Salvatore Mura. Confronto a più voci

Venerdì 6 maggio 2016 alle ore 18 presso il Centro Servizi culturali di Macomer, l'Associazione Nino Carrus (in collaborazione con il Centro Studi Autonomistici "P. Dettori" di Sassari e con il patrocinio del Comune di Macomer) presenterà il libro di Salvatore Mura, giovane storico dell'Università di Sassari, dal titolo "Pianificare la modernizzazione –Istituzioni e classe politica in Sardegna 1959/1969", FrancoAngeli editore.

All'incontro-dibattito parteciperanno Maria Grazia Piras (Assessore regionale all'Industria), Pietro Soddu (Presidente del Centro Studi Autonomistici "Paolo Dettori" di Sassari e già presidente della Regione Sardegna), Ignazio Ganga (esponente della Segreteria regionale della Cisl).

La presentazione e il confronto saranno coordinati da Giovanni Cocco, giovane politologo di Macomer e componente del direttivo dell'Associazione. L'autore del libro, Salvatore Mura, concluderà la manifestazione che si annuncia di grande interesse politico e culturale.

Il libro si concentra sul decennio che va dal 1959 al 1969, un periodo dominato da un'unica grande esperienza, quella dell'intervento straordinario dello Stato in Sardegna (più noto come Piano di rinascita), e si sofferma in particolare sulla classe politica. Si tratta di un volume che ripercorre i dieci anni del Novecento che più di altri cambiarono il corso della storia della Sardegna. Segnarono infatti il passaggio dalla Sardegna "rurale", legata profondamente al settore agropastorale, all'isola "moderna", con un'economia anche industriale e turistica. Questa trasformazione ancora oggi fa discutere. Divide gli operai, i giornalisti, i politici e gli studiosi. Le interpretazioni sono principalmente due: una negativa, orientata a valutare la scelta industrialista come fortemente dannosa; l'altra tendenzialmente positiva, che mette in risalto come grazie all'industria la Sardegna abbia potuto superare in pochi anni un modello di sviluppo "semifeudale". Mura sembra più vicino a quest'ultima interpretazione, ma avverte la necessità di contestualizzare le scelte. È troppo comodo giudicare a distanza di cinquanta o sessant'anni, allo storico che post facta può conoscere intenzioni e mosse anche segrete delle varie parti che agiscono sulla scena, troppo comodo, quando non ci si chieda anche se, allora, quel che si poteva sapere e le impressioni che s'avevano e i giudizi comuni non giustificassero, invece, un progetto poi risultato, a distanza di decenni, meno produttivo. Al di là delle visioni diverse, non si può negare che allora esistesse un progetto, che la classe politica degli anni Sessanta fosse impegnata a inseguire il cambiamento, l'approdo alla modernità. Oggi invece la classe politica regionale appare assai incerta, indecisa su quale strada seguire, non più una guida.

In occasione della prima presentazione del libro, Guido Melis, storico dell'Università di Roma "La Sapienza", ha esordito così: «Salvatore Mura ha scritto un libro importante, del quale si sentiva il bisogno. Era cioè necessario affondare finalmente una sonda nelle fonti, per gettare luce, direi così, dall'interno dei documenti, dall'esame puntuale dei fatti, sul complesso fenomeno della Rinascita sarda. Mura coglie bene come quell'idea forte (un piano straordinario per la Sardegna, fondato sulla previsione dello Statuto regionale e inserito nella nuova politica verso il Mezzogiorno del centro-sinistra nazionale) fosse il frutto di una elaborazione collettiva. La sua ricostruzione, fa perno sui soggetti di quella elaborazione (in prevalenza i partiti, di maggioranza e di opposizione) e dà conto delle culture che vi facevano da sfondo e ne costituivano il deposito di idee».

Giacomo Mameli, che ha recensito lo studio di Mura su "La Nuova Sardegna" del 27 novembre 2015, ha scritto che "queste 280 pagine – lungi dal raccontare età dell'oro che la Sardegna non ha mai conosciuto – fanno capire con dati di fatto, aborrendo dal qualunquismo politico, quale ruolo abbia avuto la classe dirigente nel ventennio successivo al dopoguerra. Periodo che per alcuni residenti fra i nuraghi è stato la causa di tutte le disgrazie, da Porto Torres a Macchiareddu, e che invece – è la tesi di chi scrive questo commento – ha proiettato la Sardegna verso la «modernizzazione»". «È quella la stagione in cui «la Sardegna passò da un'epoca caparbiamente legata alla terra ad un'altra epoca, che avrebbe avvicinato lo standard di vita dei sardi a quello degli abitanti della penisola (senza però mai colmare pienamente il divario iniziale)». Mura – quasi una monade – «scavando nella documentazione archivistica, la lettura critica della storiografia, contestualizzando gli avvenimenti», giunge a conclusioni diverse rispetto a quelle abituali. La classe politica anni '50-'60 aveva un progetto che oggi – slogan anglofoni esclusi – non c'è».

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